Terza discussione sul Claustro

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 30 settembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: DISCUSSIONE/AGGIORNAMENTO]

 

È stato chiesto di approfondire l’ipotesi del “rilevatore di salienza” formulata da Remedios e colleghi. Per inquadrare l’esposizione seguente ed introdursi alle funzioni del claustro è opportuno aver presente il contenuto delle due precedenti discussioni[1].

Riprendendo la sperimentazione a sostegno dell’ipotesi di Remedios e colleghi della funzione di riconoscimento ed elaborazione degli elementi più rilevanti di un’esperienza, è stato ricordato che innanzitutto non sono stati rilevati segni della modulazione di un canale sensoriale sull’altro, come era lecito attendersi per un’integrazione multisensoriale, e poi che le registrazioni di attività elettrica di neuroni nel claustro coerenti con tale funzione di sintesi possono attribuirsi a contaminazione con l’attività delle cellule nervose della vicina corteccia dell’insula di Reil[2]. In altri termini, l’ipotesi è stata inizialmente suggerita dall’assenza di elementi a sostegno di una funzione di integrazione multisensoriale. Infatti, zone discrete all’interno del claustro sono connesse con punti specifici delle aree corticali sensoriali primarie; e poi, l’informazione proveniente da tali aree corticali e dai nuclei talamici è rapidamente trasmessa al claustro che la invia in maniera più diffusa a molte regioni della corteccia cerebrale[3].

Gli esperimenti indicano che durante la percezione di scene naturali il claustro risponde a stimoli visivi ed acustici con un semplice picco seguito da un più basso plateau. Remedios e colleghi suggeriscono che tale andamento elettrico rappresenti il rilievo di salienza.

Nell’encefalo sono stati riconosciuti vari sistemi neuronici in grado di rilevare il valore di importanza di stimoli ambientali[4], primo fra tutti il sistema mesolimbico dopaminergico[5]. Un’altra rete che registra la salienza si ritiene sia quella che comprende la corteccia cingolata anteriore dorsale, la corteccia temporale inferiore e media, e la corteccia fronto-insulare[6].

Day-Brown e colleghi riportano nella tupaia (tree shrew)[7] l’esistenza di una proiezione diretta dal collicolo superiore (tubercolo superiore della lamina quadrigemina) all’amigdala, che sembra veicolare l’informazione della presenza di pericolo, rilevando così una salienza negativa. Almeno un sistema, implicato nella salienza e nel controllo esecutivo, include il claustro come parte integrante: la rete del nucleo rosso. Tale network, oltre al nucleo rosso, comprende cervelletto, sostanza nera, ipotalamo, pallido, talamo, insula, claustro, ippocampo posteriore, precuneo, corteccia occipitale, prefrontale e fronto-opercolare (Nioche et al., 2009)[8].

In realtà, cosa realmente faccia questo circuito, che risulta attivato da stimoli rilevanti e non da percezioni trascurabili, non si è affatto compreso, per questo si ritorna al significato stesso che si è attribuito ai cosiddetti saliency detectors[9].

L’interrogativo principale, allo stato attuale delle conoscenze, è se si deve considerare il claustro uno dei numerosi nuclei implicati nel riconoscimento della rilevanza di un evento ambientale, oppure gli si può riconoscere una funzione speciale, come sostengono Ramachandran e colleghi. Tale funzione consisterebbe nell’integrare fra loro aree cerebrali altrimenti separate, durante compiti multimodali.

Ad esempio, come è stato rilevato da Semir Zeki e colleghi (2013), il claustro partecipa alla rete cerebrale che ci consente di formulare giudizi estetici, nella vita quotidiana e nell’esperienza delle opere d’arte[10], ma non è implicato in giudizi percettivi semplici come la valutazione del grado di luminosità. Gli autori concludono che, poiché il claustro è stato descritto come una stazione critica per l’elaborazione trans-modale e l’integrazione di informazioni provenienti da modalità e fonti differenti, si può spiegare la sua partecipazione: “Giudicare la bellezza di due stimoli simili può essere un processo integrativo complicato che può implicare molti elementi differenti, quali colori, forme, proporzioni o espressioni del viso”[11].

La discussione è proseguita con una relazione non commentata dai soci perché molto tecnica ed assolutamente compiuta nel suo scopo di fornire dati, dedicata al paragone fra la modalità operazionale del pulvinar (l’importante nucleo del polo posteriore del talamo) e quella del claustro.

È stato poi riferito uno studio di Duffau del 2007, dagli esiti impressionanti ma trascurati, a quanto pare, dai principali autori di teorie sulle funzioni del claustro. In breve, lo studio si riferisce ad una casistica di 42 pazienti sottoposti ad escissione totale unilaterale del claustro e dell’insula nella terapia chirurgica di gliomi cerebrali. Gli autori dello studio non hanno rilevato in alcuno dei pazienti sintomi, difetti o anomalie neurologiche, psichiatriche o psicologiche, dopo l’intervento. Tutti sono tornati alla propria vita professionale e, eccetto tre che sono poi stati colpiti da ictus per cause vascolari, alle successive verifiche non hanno fatto registrare alcun deficit funzionale. Gli autori concludono, in sostanza, che il sistema cerebrale cui prende parte il claustro costituisca una rete in grado di esercitare al suo interno un compenso estremamente efficace[12].

Altri tentativi di spiegazione si basano sull’anatomia delle connessioni studiate nel gatto e, pertanto, non possono applicarsi con certezza all’uomo, considerate già le differenze rilevate tra gatto e macaco.

 

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura della “Discussione sul Claustro” pubblicata la scorsa settimana nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito.

 

Giovanni Rossi

BM&L-30 settembre 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 16-09-17 Discussione sul claustro; Note e Notizie 23-09-17 Seconda discussione sul claustro.

[2] Remedios R., et al. Unimodal responses prevail within the multisensory claustrum. Journal of Neuroscience 30, 12902-12907, 2010.

 

[3] Cfr. Note e Notizie 23-09-17 Seconda discussione sul claustro.

[4] Si ricorda che la possibilità, bene documentata nei mammiferi, di distinguere tra stimolo per l’attenzione ed attivazione dei sistemi dello stress, si perde spesso nelle costruzioni congetturali e teoriche sui sistemi “rilevatori di salienza”. Ad esempio, neuroni dell’amigdala rispondono intensamente alla vista di un cibo prelibato o di una persona attraente di sesso opposto, attivando neuroni corticali e di altre aree cerebrali diversi da quelli attivati quando lo stimolo è costituito da uno stressor in grado di generare paura o innescare un’aggressione. La salienza dovrebbe rappresentare un rilievo generico, percettivo-cognitivo e non emozionale, che precede il superamento della soglia per un’attivazione più specifica. Ma spesso, soprattutto nei mammiferi inferiori, tale distinzione non si apprezza e, in ogni caso, non è supportata da basi neurofunzionali evidenti, allora si parla di “salienza positiva” e “salienza negativa”. Chi scrive nutre molti dubbi sulla fondatezza neurobiologica della concezione di “sistemi rilevatori di salienza”, riconoscendo invece utilità operativa all’impiego del concetto di “rilevazione di salienza” in mancanza di una più precisa definizione neurofisiologica di certe risposte.

[5] Enomoto K., et al. PNAS USA 108: 15462-15467, 2011; Friston K. J., et al. PLoS Comput Biol. 8 (1): e1002327, 2012.

[6] Yuan Z., et al. Behav. Brain Res. 229, 384-390, 2012.

[7] Le tupaie sono piccoli mammiferi del Sudest asiatico, morfologicamente affini agli scoiattoli ma privi della grossa coda, appartengono all’Ordine Scadentia; interessanti in chiave evoluzionistica, per alcuni caratteri erano state erroneamente classificate tra i primati.

[8] Citato in John R. Smythies, Lawrence R. Edelstein, Vilayanur S. Ramachandran (eds), The Claustrum - structural, functional and clinical neuroscience, p. 304, Elsevier AP, 2014.

[9] Si veda la nota 4.

[10] Ishizu T. & Zeki S., European Journal of Neuroscience 37 (9): 1413-1420, 2013.

[11] Ishizu T. & Zeki S., op. cit.

[12] Duffau H., et al. Functional compensation of the claustrum: lessons from low-grade glioma surgery. J. Neurooncol. 81: 327-329, 2007.